Cosa condividono
le cellule del nostro corpo con l'amore? Secondo Bruce Lipton, biologo
cellulare per formazione e autore di best seller internazionali quali La
Biologia delle Credenze, si tratta di una relazione perfetta, tanto che
Lipton parla di "Effetto Luna di Miele".
Chi di noi
non si ricorda di essere stato, almeno una volta nella vita, innamorato?
Durante l'innamoramento - sostiene Lipton - la nostra percezione del mondo si
espande, i nostri occhi colgono la realtà con meraviglia, stupore, gratitudine.
La nostra attitudine positiva non si riflette solo verso il partner: si tratta
di un vero e proprio innamoramento nei confronti della vita stessa e delle sue
manifestazioni. Siamo più disponibili nei confronti del prossimo e delle
novità, facciamo più facilmente amicizia, sperimentiamo nuovi cibi, nuove
attività ricreative e non. I nostri sensi sono maggiormente in allerta:
sentiamo di più, condividiamo di più e concediamo più tempo ai piaceri della
vita.
Ora, la cosa
sorprendente è che, secondo Litpon, ognuna delle cellule del nostro corpo è un
essere umano in miniatura. Dentro di noi, cinquanta trilioni di cellule-essere
umano lavorano insieme per far funzionare il nostro cuore, i nostri polmoni e
le milioni di azioni necessarie affinché la vita possa pulsare. E quando ci
sentiamo innamorati, tutte le nostre cellule percepiscono questa vibrazione
d'amore: una gran bella notizia a pensarci bene!
Geni
attivati e geni disattivati: l'influenza dell'ambiente
Tutto
comincia con la vita, che viene definita da Lipton come "movimento".
Le proteine, elemento primario della vita, si uniscono in catena e si muovono
in risposta ai segnali che provengono dall'ambiente. Sulla superficie di ogni
cellula, i recettori delle proteine ricevono i segnali dall'ambiente mentre le
proteine effettrici trasformano i segnali in vibrazioni e le trasmettono al
cervello che le interpreta. Non ci vuole tanta immaginazione per capire che
differenza passa per le nostre cellule tra l'essere immersi nelle gioie
dell'innamoramento piuttosto che in una vita di stress e continuo nervosismo.
Negli anni
Ottanta, quando Lipton scoprì che è la membrana cellulare ad essere il vero
cervello della cellula, le sue ricerche di frontiera suggerivano che i segnali
propagatori delle emozioni sono la principale causa nello sviluppo della
malattia. Lipton fu il precursore di una nuova branca della scienza, l'epigenetica,
che studia il modo in cui la chimica cellulare attiva e disattiva i nostri
geni. Le ricerche in questo campo hanno dimostrato come lo stress,
l'alimentazione, le credenze, le tossine e tanti altri fattori attivano in
maniera differente la chimica cellulare, che a sua volta regola l'espressione
dei geni. Secondo Lipton questa nuova area di studio dimostra come le influenze
ambientali siano molto più potenti dei geni nel causare le malattie. Egli
riferisce che i più recenti studi sul cancro evidenziano come i fattori
genetici influenzano l'occorrenza della malattia solo nel 10% dei casi. In
altre parole, l'ambiente è responsabile delle nostre malattie per il 90% dei
casi.
Ancora più
interessante è il fatto che le correnti ricerche dimostrano come le nostre
strutture proteiche siano più pesantemente attivate da sengali non fisici
piuttosto che da segnali chimici. In altre parole, la nostra percezione del
mondo ha sulla nostra salute un'influenza molto più profonda e potente di
qualsiasi medicina: la scienza di frontiera ci sta dicendo che ognuno di noi
possiede innate e straordinarie capacità di autoguarigione.
Modificare
le nostre risposte emotive
L'eccitazione
di Lipton quando alle sue conferenze parla di queste rivoluzionarie scoperte è
palpabile: Bruce si rivolge al pubblico con grande trasporto raccontando
quanto straordinario sia il fatto che non siamo più vittime dei nostri geni,
come per lungo tempo abbiamo pensato. Quando ci pensiamo come vittime,
automaticamente il nostro margine di azione sulla realtà crolla a picco. Il
lavoro da compiere ora è quello di aiutare le persone a cambiare le proprie
percezioni, in modo da modificare il proprio stato d'animo e conseguentemente
la propria chimica corporea, generando per se stessi salute e guarigione.
Convincersi
di essere sani
In pratica,
come possiamo modificare le nostre risposte emotive a ciò che ci accade, come
riscrivere le nostre credenze? La cellula è come un chip che contiene dati. Le
nostre credenze sono immagazzinate nella membrana cellulare e vengono
costantemente trasmette al cervello che le interpreta. La mente risponde a
questi messaggi vibrazionali creando uno stato di coerenza tra le credenze e la
realtà: quando le cellule trasmettono alla mente, la mente lavora
diligentemente per creare la medesima realtà chimica presente nel corpo. Se
nelle nostre credenze e convinzioni ci percepiamo come malati, il cervello
coordina le cellule affinché questo pensiero si realizzi. Al contrario se le
cellule trasmettono un segnale di salute e benessere, il cervello lavorerà
perché questo accada.
Secondo Lipton ora c'è un grande lavoro da
compiere: quello di far capire alle persone che modificare i loro pensieri e le
loro credenze è molto facile e ci suggerisce di insegnare ai nostri bambini
prima dei sei anni che questo è possibile, che è facile e che, cambiando i
nostri pensieri, possiamo guarire i nostri corpi e vivere nella gioia, nella vitalità
e nell'amore. Nei primi sei anni di vita il cervello umano lavora principalmente utilizzando le onde theta che creano uno stato mentale ipnagogico (tutto quanto è relativo alla fase di transizione dalla veglia al sonno e viceversa). Aggirandosi tra noi in questa sorta di stato di trance, i bambini assorbono le convinzioni e le credenze dei genitori direttamente nel proprio subconscio, senza porsi domande e discernere. Ricordarsi che i bambini sono spugne che assorbono bel oltre i nostri comportamenti esteriori, ma si nutrono letteralmente del nostro sentire, della nostra predisposizione nei confronti della vita, del nostro sé, può aiutarci ad agire su noi stessi al fine di formare una generazione nuova per il domani.
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